L’ integrazione tra tecnologie analogiche tradizionali e digitali determina l’apertura di un nuovo mercato, il Print of Things e il Digital Print of Things. Creatività e fantasia sono elementi di distinzione e competitività. Che arricchiranno i convegni e le fiere dei prossimi anni
Se guardiamo oggi alla composizione del mercato della stampa industriale grafica possiamo certamente affermare che tre sono le categorie di prodotti da stampa che si ritrovano più facilmente e più abitualmente nelle aziende di stampa: stampanti offset, stampanti digitali, stampanti inkjet per la stampa grande formato. Ognuna di queste tipologie di soluzioni ha avuto bisogno di tempo per affermarsi. L’offset nasce nel 1900, ma sino agli anni ’50 poco era presente nelle tipografie. La stampa digitale a colori nasce a metà degli anni ’90, ma per anni fu difficilmente accettata dalle tipografie e dagli stampatori tradizionali. Stampanti grande formato con tecnologia inkjet si presentarono sul mercato verso la fine degli anni ’90, ma la loro presenza al di fuori degli ‘specialisti del wide format’ si è da poco concretizzata. Ora è la volta delle tecnologie flat-bed inkjet che da pochi anni si sono presentate sul mercato offrendo soluzioni di stampa in grado di produrre stampati su ogni tipo di supporto, aprendo prospettive inaspettate e vastissime a chi prima vedeva le sue capacità di stampatore circoscritte alle applicazioni che vedevano la stampa su carta e/o cartone. Osservando direttamente il fronte delle applicazioni di stampa industriale, la stampa su supporti diversi dalla carta è sempre stato terreno di gioco del mondo dei serigrafi. In questo mondo inseriamo anche gli stampatori tessili, quelli che stampano su laminati (in outsourcing o in house per produttori di mobili, pavimenti, ecc), quelli che stampano il vetro o la ceramica. O le carenature per auto e moto, o i caschi. O i cartelli stradali. Insomma tutto il mondo della stampa industriale, diversa da quella cartotecnica.
È l’inkjet a guidare le nuove applicazioni
Cosa succederà quando anche l’uso della tecnologia inkjet per le applicazioni di stampa industriale diventerà prassi come lo fu l’uso dell’offset a partire dal 1950 o del digitale a partire dal 2000? Guardando uno dei grandi mercati della stampa, quello della stampa commerciale e dell’editoria, sin dagli anni Novanta la contemporanea presenza di soluzioni di stampa con tecnologia offset e con tecnologia digitale ha modificato le dinamiche del settore portando prodotti nuovi e modelli di business rinnovati. Si è passati, per esempio, al Print On Demand, alla stampa a dato variabile e alla personalizzazione, al modello del web2print, alla interazione offline-online e ai concetti di comunicazione cross-channel. Analogico, digitale, elettronico si sono avvicinati e resi funzionali agli obiettivi finali dell’oggetto stampato, non tanto all’oggetto stampato in sé. Oggi argomenti simili, come personalizzazione, on demand, effetto wow, sostenibilità e abbattimento degli impatti ambientali sono fra le motivazioni che guidano la modifica dei processi di stampa nel settore industriale.
Personalizzazione dei prodotti
Oggi l’integrazione tra le tecnologie analogiche tradizionali (serigrafia) e le tecnologie digitali (digital e hybrid printing) crea nuovi modi di comunicare attraverso le cose, e contribuisce a dare vita a un nuovo mercato: il Print of Things (PoT) e il Digital Print of Things (Digital PoT). Applicazioni che implicano nuove soluzioni produttive per molteplici sbocchi. Il mix tecnologico analogico–digitale abilita la riconversione dei processi produttivi di materiale stampato, favorendo la personalizzazione dei prodotti e superando i limiti dettati dalle velocità di stampa, dalle tipologie di materiali stampabili, dalla tenuta e qualità di inchiostri. Il Digital PoT è il fenomeno con il potenziale di campi applicativi più ampio in assoluto. Non pensate che sia ambizione di molti poter avere un divano con un tessuto personalizzato? O un coprilampada con un proprio disegno? O la tazza per la colazione? o un cuscino con la foto preferita? Oggi già lo si vede con le cover degli smartphone. O con altri prodotti che sono già venduti sui portali di web-to-print. O con le novità lanciate da firme del tessile che danno la possibilità di ordinare via web il tessuto per una camicetta con il design creato in proprio. Nike già offre portali di acquisto che permettono di disegnare la grafica della propria scarpa. E quando lo faranno portali come IKEA o Zalando o Amazon? Anche il Digital PoT diventerà una normale modalità di acquistare stampa. Per questo la rivista WIDE ha organizzato a novembre 2018 la prima Print of Things Conference, che è stata occasione di valorizzare le tecnologie italiane nella produzione di sistemi personalizzati per mercati verticali. Se è vero infatti che lo sviluppo delle tecnologie e la produzione di sistemi di stampa ha le sue radici nelle multinazionali americane, giapponesi e tedesche, è invece molto significativo il ruolo dell’industria italiana per generare soluzioni che abilitano applicazioni di tipo industriale all’avanguardia, come dimostrato dall’industria digitale del tessile, o da quello della ceramica, del vetro e del mobile.
Aspettando Print4All 2021
Non dimentichiamo che proprio sulla base di queste premesse l’edizione 2018 di Print4All ha ospitato un’area – Printmat – dedicata anche alla stampa industriale personalizzata, area dimostratasi opportunità per mettere in mostra la creatività italiana abbinata alla tecnologia. L’annunciata edizione 2021 della manifestazione (che si svolgerà dal 4 al 7 maggio nel polo fieristico di Rho) già si configura come ancora più ricca di idee e applicazioni, molte delle quali proprio a matrice nazionale.